«Siamo arrabbiatissimi. Sto raccogliendo da tutta Italia dei sentimenti di ribellione da parte degli operatori delle ambulanze, molti pensano di sfilarsi da quello che ormai sembra, più che un lavoro, una condanna a morte». A parlare è Mario Balzanelli presidente della Società Italiana Sistema 118, emanazione territoriale del Ministero della Salute per la gestione delle emergenze e urgenze sanitarie.
E purtroppo non è un’iperbole. È di oggi la notizia della morte di un autista soccorritore del 118 in provincia di Pesaro Urbino, si chiamava Giorgio Scrofani, aveva 56 anni e si era ammalato il 16 marzo di coronavirus.
Eppure, secondo Balzanelli, ci sono gravi problemi nell’organizzazione di un lavoro come quello dei soccorritori a partire dalle indicazioni che sono cambiate 3 volte in quattro mesi emanate dall’Istituto Superiore della Sanità su indicazione del Ministero della Salute.
Quella che in particolare ha fatto saltare sulla sedia i dirigenti del 118 è una circolare arrivata alle ASL di tutta Italia il 14 marzo in cui l’Istituto Superiore di Sanità declassa il tipo di mascherina di protezione per i soccorritori del 118 e non solo che segue una del 6 marzo scorso che invece dava una indicazione più stringente a protezione dei sanitari.
Prime indicazioni: portate mascherine ffp2
Nella prima disposizione nella parte relativa ai DPI, dispositivi di protezione individuale, si dice «seguendo anche quanto indicato dall’OMS nel documento del 27/2/2020 e richiamato peraltro anche nel DPCM del 1/03/2020, vanno seguite le indicazioni riportate in Tabella». Per i soccorritori in ambulanza si indica la mascherina FFP2, tuta, guanti, e protezione oculare.

Questo ovviamente al netto della reperibilità delle mascherine. «Noi come 118 avremmo bisogno delle mascherine ffp2 o ffp3 perché nella gestione delle vie aree dei pazienti con problemi respiratori sono fondamentali – ci dice un medico del 118 operante in Abruzzo – senza contare che stiamo con i pazienti sospetti covid, che ormai sono la maggioranza anche da noi, per 1 ora, un’ora e mezzo in un cubicolo di 3 o 4 metri cubi. Così è rischioso. Di base ognuno si arrangia autonomamente perché non ci sono». Gli operatori continuano a chiederle alla regione, alla direzione sanitaria, alla protezione civile. «Ma non ci lamentiamo – dice il medico -sappiamo bene che scarseggiano anche nei reparti». Che non è molto rassicurante.
Contrordine : portate mascherine chirurgiche
Ma poi è arrivata una seconda indicazione datata 14 marzo e magicamente non ci sarebbe più stato un problema di mascherine perché per i sanitari in ambulanza con sospetti covid basterebbero secondo l’ISS le mascherine chirurgiche.
«Questo non è accettabile – tuona Balzanelli – questa marcia indietro è irricevibile per il 118 perchè noi tocchiamo sospetti covid. Non possiamo sapere con sicurezza chi sia covid positivo, noi vediamo il caso sospetto. Ma le assicuro che nell’esperienza che ho qui a Taranto su 10 sospetti 6 sono positivi al primo tampone, poi ci sono anche altri che si positivizzano nei giorni successivi».
«L’operatore del 118 non può rispettare le distanze di sicurezza, tocca il paziente e lo trasporta in un vano sanitario e quindi sta a stretto contatto. Mi chiedo quante le barelle di biocontenimento abbiamo in Italia? E dove stanno le ambulanze a pressione negativa? Almeno qualcuna per regione ci dovrebbe essere!».
Nuovo contrordine: portate mascherine chirurgiche ma anche ffp2
Intanto qualcuno deve aver avvertito il ministero della Salute che le mascherine chirurgiche per i soccorritori erano veramente una protezione insufficiente e il 28 marzo, sabato, viene pubblicata una terza versione in cui si precisa che in autoambulanza l’operatore sanitario deve portare «Mascherina chirurgica, FFP2 se rischio aumentato per intensità e durata o autombulanza con rianimatore». Un colpo al cerchio e uno alla botte.

Mario Balzanelli non è soddisfatto però del nuovo cambio di marcia dell’ISS, il 118, a suo avviso, deve avere le ffp3.
«Il diametro di un virus covid è di 0,12 micron – spiega – che sono milionesimi di millimetro, il diametro del filtro di una ffp2 è di 0,20 micron quindi il virus entra. Il diametro della ffp3 è di 0,023 micron e solo da lì non passa covid».
«Dire che si può portare l’ffp2, per quanto per quanto riconosciuto dall’OMS, vuol dire dare uno strumento dove il covid si infila. Ricordo che è dimostrato che se faccio uno starnuto il droplet, le goccioline che trasportano il virus, arriva a due metri se faccio colpo di tosse arriva a 6 metri».
Il 118 ha avuto già cinque vittime, 3 soccorritori e un infermiere. «Tutti giovani, nel fiore degli anni tutti che hanno lasciato famiglia. Io invito quelli dell’Istituto superiore di sanità a farsi un giro in un ambulanza con un covid. Che mascherina indosserebbero? Una cosa è stare dietro una scrivania un’altra è essere tutti i giorni faccia a faccia con il covid sapendo che te ne puoi andare intubato senza neanche salutare i propri cari. Senza contare che noi possiamo diventare ‘superdiffusori’ sia al lavoro che in famiglia».
“Sbagliata la distribuzione delle mascherine senza avere priorità”
Il SIS 118 sta preparando un proprio documento con le indicazioni necessarie per lavorare in emergenza Covid «Dobbiamo concertare con il governo – conclude – spero che la ragione di questa marcia indietro non sia la mancanza dei dpi perché dovevano essere contingentati e andava data la priorità ai cinque comparti più a rischio : 118, pronto soccorso, terapie intensive, pneumologie, rianimazioni. Invece si è scelta la distribuzione orizzontale che è controproducente, se si distribuiscono ai sindaci, alle associazioni è ovvio che per chi è in prima linea rimane ben poco».
Cecilia Ferrara
Collettivo Emera
In qualsiasi posto di lavoro viene stilato un piano per la sicurezza dei lavoratori pertanto va visto cosa e stato indicato in tale documento in merito all’impiego delle mascherine
Il datore di lavoro è responsabile per quanto riguarda i rischi
Per rimanere in sicurezza, bisogna obbligatoriamente indossare le FFP3, accompagnate da una visiera e così tutti questi morti non ci sarebbero stati.
Siccome c’è molta incompetenza, si consegnano senza alcun scrupolo, soprattutto ai sanitari, di prima linea, la prima mascherina disponibile.
Qualcuno dovrebbe pagare, questo è un grande reato, questo virus si è propagato così tanto per la mancanza di protezioni. Chi è il ministro che sceglie quale mascherine sono adatte? Il peso che devono avere sulla coscienza è tanto ma tanto. È pur vero che devono dare conto a Dio. Tutte queste persone che si stanno improvvisando a fare mascherine senza nessun collaudo e certificazione distribuendoli a destra e a manca a cosa servono?? Concludo dicendo, che non c’è mai stata e non ci sarà mai, la persona competente al posto giusto.
Pienamente d accordo .si potrebbe usare una ffp2 con mascherina chirurgica e visiera?
Il datore deve sempre mettere a disposizione tutti i dpi correlati ai rischi della professione x comprese le pandemia-epidemie. Anche dagli inventari si intercettano eventuali mancanze.