Gli infermieri al Vice Ministro Sileri: indennizzi per il Covid in tutta Italia

Associazione nazionale della sola professione infermieristica Nursing up è il sindacato che conta il 10% degli infermieri con rappresentanza in tutta Italia e che ieri ha scritto una nuova lettera aperta al Vice Ministro alla salute Pierpaolo Sileri per chiedere un indennizzo per chi in queste settimane è stato tanto lodato ma anche mandato allo sbaraglio con poche protezioni. Covid Italia News ha intervistato il presidente Antonio de Palma.

Com’è la situazione per quanto riguarda lo screening degli operatori sanitari e la disponibilità dei presidi protettivi?

È a macchia di leopardo come sempre in Italia: in Liguria stanno partendo all’ospedale di San Martino a Genova con la ricerca dell’Igg e l’Igm (i test immunologici ne abbiamo parlato qui e qui) ai sanitari, in Piemonte stanno facendo i tamponi, in Lombardia invece continuano a fare i test solo ai sintomatici.

Quello che è sempre con il contagocce sono i DPI magari la sera sei senza e arrivano la mattina, per altri due giorni, e così via. Quello che manca del tutto sono le mascherine ffp3.

Sappiamo che le mascherine chirurgiche e quelle ffp2 non possono valere per gli ambienti di aerosolizzazione. In quegli ambienti, cioè, dove sono confinati i pazienti ed i lavoratori che entrano nella stanza rischiano di entrare in contatto con l’aerosol della persona positiva che tossisce o starnutisce.

Ma l’ISS ha stabilito che le ffp3 vanno usate solo per fare alcune manovre..non nelle stanze con i pazienti.

Anche se l’Istituto superiore di sanità prevede le ffp3 solo in ambito di aerosolizzazione dobbiamo constatare che: primo non ci sono, e anche le ffp2 scarseggiano, secondo non possiamo esporre gli infermieri ad alcun rischio.

Cosa vi rispondono quando le richiedete?

Dicono che non ce ne sono a sufficienza e quelle poche non sappiamo come vengono destinate.

Avete mandato una lettera al governo ieri, che cosa chiedete?

Siamo contenti che dopo le nostre denunce è stata emessa dal Ministero della Salute una circolare che spiega che devono essere fatti i tamponi ai malati e poi con priorità ai sanitari anche quando non sintomatici. Ma non basta dobbiamo verificare sul territorio. Ieri abbiamo scritto un’altra lettera al Vice Ministro Sileri perché c’è una disorganizzazione dovuta al fatto che le regioni si muovono in ordine sparso e non c’è una direttiva unica in particolare sugli indennizzi agli operatori sanitari che lavorano in emergenza covid.

Non è possibile che ci chiedano di agire con spirito di servizio, ma allo stesso tempo non ci riconoscono il giusto. O non a tutti. In Toscana è stato fatto un accordo settimana scorsa in cui è stato deciso di dare un indennizzo ai lavoratori che sono nei reparti covid. Ma che differenza c’è tra un infermiere che si fa il ‘mazzo’ all’Ospedale Sacco di Milano e un infermiere di Firenze? Il covid uccide a Milano come in Toscana o no? Si prende in Veneto come in Piemonte e come in Toscana o no? Il governo deve capire che deve mettere delle risorse per tutti su tutto il territorio nazionale perché noi stiamo reggendo un fronte difficilissimo, con il 10% di noi che si ammala.

Si devono rendere conto che noi siamo tra gli infermieri più qualificati in Europa che sia gli inglesi che i tedeschi vengono a fare ‘shopping’ in Italia sia per l’alta professionalità che per quella pietas umana che non ha nessun altro.

Le faccio una domanda provocatoria: ha sentito del protocollo dei Medici Sportivi che ha stilato un protocollo di screening molto serrato, un tampone ogni 4 giorni, per far tornare ad allenarsi i calciatori di Serie A per riprendere il campionato?

Mi viene da pensare che in questo paese non si cambia mai, che nella vecchia regola del panem et circenses prevale sempre lo spettacolo. Ovviamente nessuno dice che ai giocatori vadano negati i tamponi, ma se avessimo avuto lo stesso zelo per fare lo screening agli operatori sanitari forse non si avrebbe avuto questo tasso altissimo di ammalati di operatori, il 10% rispetto al 3% della Cina, e non avremmo avuto oltre 100 morti tra medici, infermieri e operatori di supporto.

Forse se avessero pensato di fare lo screeening per tempo e avessero applicato le indicazioni dell’OMS – che dice che quando un’organizzazione di tipo emergenziale funziona il tasso di contagio degli operatori sanitari dev’essere pari a zero – probabilmente tanti morti e tanti infetti non ci sarebbero stati.

Cecilia Ferrara
Collettivo Emera

photocredit © Sara Minnelli

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