Parma/1 Casa protetta anziani Villa Matilde a Neviano: 30 morti a marzo ma solo uno ufficialmente covid. La rabbia dei parenti

Rabbia, tanta rabbia. Questo si sente dai familiari di anziani morti nelle case di riposo comunali nella provincia di Parma. Siamo nelle campagne tra Reggio Emilia e Parma, tra le dolci colline dove viene fatto stagionare il prosciutto di Parma e il parmigiano reggiano, dove si respira buon vivere, efficienza e ricchezza. Ma anche una delle province più colpite dal coronavirus.

Villa Matilde a Bazzano comune di Neviano degli Arduini (Parma) è una casa protetta per anziani con ospiti colpiti da alzeihmer , ma non solo. Lì in un mese sono morti 30 ospiti su 74. «Quando mi hanno chiamato la prima settimana di marzo – racconta un familiare – mi hanno detto che mio padre aveva la febbre. Abbiamo subito chiesto se potesse trattarsi di covid19 ma ci hanno risposto che assolutamente no era una normale febbre, che ce l’aveva anche il compagno di stanza di mio padre e anche al piano di sotto era pieno di ospiti con la febbre». I familiari si fidano, ma a pensarci adesso è sconvolgente come, a pandemia già iniziata a Codogno, pochi chilometri da Parma, tutte quelle febbri non avessero destato sospetti. Ad oggi nella struttura, ci conferma la responsabile Silvia Pizzi, sono morte circa 30 persone ma di covid accertati ce n’era solo uno. Gli altri secondo la nostra fonte sono stati dichiarati morti di arresto cardiaco. «Quando è morto mio padre – racconta ancora il familiare – ho saputo che due operatori erano stati ricoverati e che il direttore era a casa con la febbre. Il virus era entrato ma hanno continuato a fare finta di nulla». La struttura, ci dicono ancora da Villa Matilde, è seguita dalla USL che ha fornito specialisti per poter curare i pazienti covid direttamente nella casa protetta, ma ci dice il familiare le protezioni vere sono arrivate sono oltre metà marzo e solo dopo che un medico del 118 ha fatto una denuncia ai carabinieri perché ha visto che non era garantita nessuna protezione per gli operatori e per i pazienti. «Quando è morto mio padre ho scoperto che nella settimana erano morti altri cinque ospiti e addirittura c’è stato un giorno solo in cui sono morte cinque persone. Noi parenti abbiamo chiesto di fare i tamponi anche a nostre spese ma ci hanno risposto che non era possibile e non era una questione di soldi. Così i test venivano fatti solo ai pazienti estremamente gravi mentre molti morivano senza tampone, per arresto cardiaco, ma le salme venivano trattate come covid. La realtà è che è un lazzaretto ma nessuno lo ammette».

La situazione di Villa Matilde ancora non è uscita sulle cronache, a parte in un comunicato dell’USB (Unione Sindacale di Base), ma molti parenti degli ospiti deceduti si stanno iniziando a muovere perché si ammettano le morti per covid. La gestione della casa protetta è stata affidata dal comune di Langhirano alla KSC caregiver una potenza nella cura degli anziani, un consorzio di cooperative attivo in tutta Italia e con un fatturato di 163 milioni è 338 mila euro (anno 2018). Villa Matilde era saltata alle cronache già nel 2016 per alcuni operatori che maltrattavano i residenti, ma la KSC si era costituita parte civile in quanto estranea ai fatti. Il presidente onorario Aldo Frecchiami è morto il 4 marzo a Treviglio proprio all’inizio del disastro covid in una delle sue strutture modello per pazienti alzheimer e anziani.

Il Sindaco di Neviano Arduino Alessandro Garbasi conferma le morti «Non è facile per noi ricostruire perché l’Igiene pubblica ci dà i numero senza darci i nomi – spiega a Covid Italia News – e dobbiamo arrangiarci facendo vere e proprie indagini. Secondo i miei calcoli sono morti una ventina di ospiti e ci sono stati 3 covid» ma si lancia anche in una difesa a spada tratta della gestione. «Nei reportage che vedo viene mai fuori il rischio delle persone che lavorano lì – dice – pensi che il direttore di Villa Matilde ha avuto il padre morto per covid e il medico della struttura si è licenziato ad un certo punto per non rischiare».

Perché il medico della struttura si è licenziato? Non siamo riusciti a trovarlo ma vorremmo tanto chiederglielo. Così come vorremmo parlare con il medico del 118 che ha sporto denuncia. E stiamo aspettando una risposta della USL del Distretto di Parma Sud Est.

Cecilia Ferrara
Collettivo Emera

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