L’influenza spagnola, la pandemia rimossa dai libri di storia

«Chiedo a chi mi legge di fare un piccolo test. Sono tre quesiti a risposta breve.

  1. Rispondete mentalmente a questa domanda: qual è stato l’evento più catastrofico del mondo contemporaneo?
  2. Poi, alle persone più volenterose, chiedo di sfogliare Il secolo breve di Hobsbawm (Age of Extremes, nell’edizione originale inglese) e di mettere in fila una serie di «estremi» negativi, o catastrofici, richiamati nelle pagine di quel ricchissimo e intelligente libro – che però forse non avete a casa e durante il confinamento non potete leggerlo in versione cartacea.
  3. Infine, dovete prendere in mano i manuali di storia che avete a disposizione per verificare se da qualche parte è nominata la pandemia di spagnola; in caso positivo, provate a contare quante sono le righe su questo tema e confrontatele con quelle dedicate ai proclami e alle gesta di Gabriele D’Annunzio».

«Sono sicuro che, se avessi fatto questo test solo poche settimane fa, tra le risposte alla prima domanda sarebbero comparse le guerre mondiali o, più probabilmente, la shoah oppure altri genocidi; qualcuno avrebbe ricordato il nazismo, le bombe atomiche sul Giappone, il fascismo, lo stalinismo, o certe grandi carestie che hanno segnato drammaticamente la storia di Ottocento e Novecento. Ma nessuno avrebbe ricordato la spagnola».

Questo l’incipit dell’articolo apparso lo scorso 31 marzo sul blog storico Amici Passato e Presente  firmato dallo storico Roberto Bianchi professore associato di Storia Contemporanea all’Università di Firenze.
Lo studioso in questi “Appunti sulla pandemia del novecento” ci dice che l’Influenza spagnola, che in tempi di Covid19 è un riferimento frequente, non era solo ignorata dal grande pubblico ma è quasi del tutto assente dai manuali di storia.

«Quando facevo l’università – scrive Roberto Bianchi –  preparai gli esami di storia contemporanea studiando e ristudiando i tre volumi del manuale di Massimo L. Salvadori (Storia dell’età contemporanea dalla restaurazione a oggi, Loescher) che in oltre 1.500 pagine non contiene alcun riferimento alla pandemia, nemmeno nell’edizione aggiornata degli anni ’90. Stesso discorso vale per il più agile, e usatissimo, manuale di Rosario Villari, Storia contemporanea (Laterza, ho qui l’edizione del 1986), tanto nel testo quanto nella sintesi cronologica che, per il 1918-1920, segnala tra l’altro la nazionalizzazione dei giacimenti di petrolio in Messico, la fondazione del Partito popolare italiano o la pubblicazione di un libro di Pirandello, senza mai nominare la pandemia (pp. 657-659)».

L’influenza spagnola, insomma, pur avendo provocato tra i 30 e i 50 milioni di morti, più della prima guerra mondiale appena passata non è contemplata nei libri di storia come se solo ciò che è fatto dall’uomo (guerre, storia politica, storia economica) fosse degno di nota. La memoria dell’influenza torna invece nelle storie locali e nelle storie familiari. E le immagini di allora sono terribilmente uguali a quelle di oggi.

«Qui l’epidemia è in aumento continuo, a Desio infierisce non meno che a Milano; basta vedere le tre colonne dei morti della gente per bene nel «Corriere» per persuadersi qual è la mortalità nei quartieri popolari. Non si sa più dove mettere i bambini orfani di madri ed i cui padri sono al fronte.
È un problema di trovare ora dei medici. Tutti sono sopraffatti dal lavoro e in fondo nessuno è curato a dovere. Forse anche la grande mortalità è dovuta alla scarsa assistenza sanitaria».
(Kuliscioff a Turati, 12 ottobre 1918, in Carteggio, vol. IV 1915-1918, t. 2 La Grande guerra e la rivoluzione, a cura di Franco Pedone, Torino, Einaudi, 1977, p. 1047).

Nella seconda parte dell’articolo Roberto Bianchi racconta quello che fu l’influenza spagnola: i diversi nomi con cui fu battezzata e come mai ‘spagnola’ fu quello che le rimase addosso, l’origine oscura e il dibattito sul numero dei morti. Morti che, conclude, «attendono giustizia in sede storica».

E anche in questo non è difficile fare un parallelismo con le vittime del Covid19 ormai arrivati quasi a 100 mila in tutto il mondo.

La “spagnola”. Appunti sulla pandemia del Novecento – Roberto Bianchi

 

 

Un pensiero su “L’influenza spagnola, la pandemia rimossa dai libri di storia

  1. la spagnola e il cov19. tante analogie ma, aggiungo io,diversi modi di modificarle a piacimento .il fattore social e quello degli interessi economici ha messo oggi da parte il richiamo a una unione unica e coesa per difendere le vite umane.basti pensare a quei tratti di paese dove la zona rossa non e’stata attuata in nome del pil nazionale da difendere a tutti i costi.buona pasqua.

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