Riceviamo e pubblichiamo la nota del Partito Radicale a firma di Maurizio Turco e Irene Testa, Segretario e Tesoriera del Partito Radicale.
Infilato all’ultimo momento e in fretta e furia un emendamento del Movimento 5 stelle nel decreto cosiddetto “Cura Italia”, ha stabilito che chiunque, imputato o testimone, dal 9 marzo fino al 30 giugno possa essere interrogato nel più vicino ufficio di polizia giudiziaria, in presenza di un ufficiale o di un agente, con il giudice in videoconferenza.
Tutto bene, si potrebbe dire, dal momento che con la scusa del covid19 molti diritti costituzionali sembrano ormai sorpassati.Ma noi abbiamo diverse obiezioni da porre, a partire dal perché del nostro distanziarci dalle garanzie che assistono il cittadino nel processo penale moderno degli Stati occidentali e democratico. Ma la prima domanda è un po’ più banale e immediata: perché la norma è retroattiva dal 9 marzo? Cosa è accaduto dal 9 marzo? Che cosa sa il partito del ministro della Giustizia, che non sanno i comuni cittadini?
Si pensi a chi in carcere in questi giorni ha denunciato situazioni di poca trasparenza, abusi o violenze e che dovrebbe sottoporsi a interrogatorio direttamente dal carcere, magari davanti al carnefice. Ma si pensi anche a chi, da libero teste, si trovasse a dover lasciare deposizioni che, per la prima volta nella storia della Repubblica, non saranno fisicamente davanti a un magistrato – quindi in grado di controllare l’ambiente in cui si svolge l’interrogatorio – ma rilasciate nelle caserme della polizia o dei carabinieri.
Con tutta la buona fede che vogliamo e dobbiamo sempre ascrivere, nei confronti delle forze dell’ordine, ci ritorna inevitabilmente in mente il caso Cucchi e il gioco delle coperture istituzionali. Perciò, ci piacerebbe che il Parlamento chiedesse a Bonafede e ai suoi ghostwriter se esistono già verbali di interrogatori condotti illecitamente nella modalità telematica.
È a questo tipo di ruolo del Parlamento che il Partito radicale si attiene, quando invoca lo stato di diritto: non una Camera plaudente che dà la veste formale alle decisioni del governo, ma una Camera che sappia controllare, correggere e chiamare il governo a rispondere degli abusi che sta compiendo sulle garanzie costituzionali dei cittadini.
Se poi questo comporterà una modifica del testo ed un suo ritorno al Senato, i tempi ci sono tutti: il presidente Fico sa bene che la Costituzione prevede 60giorni per convertire i decreti-legge ed escludiamo che voglia restare a Napoli a mangiare il casatiello mentre a Roma si fa strame dello Stato di diritto
Maurizio Turco e Irene Testa, Segretario e Tesoriera del Partito Radicale
NB. Da sabato 7 marzo in più di venti istituti penitenziari ci sono state proteste e rivolte innescate dai detenuti: nel cronico sovraffollamento delle carceri ha iniziato a serpeggiare l’emergenza Covid-19, con l’oggettiva impossibilità di rispettare le distanze di sicurezza, insieme all’assoluta mancanza, in molti casi e per molto tempo, di dispositivi di protezione. Per i detenuti e per chiunque lavori in carcere.
Qui la ricostruzione di Internazionale. Ci sono state delle vittime, dal 9 marzo: al Sant’Anna di Modena e Nuovo Complesso di Vazia, Rieti. Morti per overdose, dicono le autorità, perché avrebbero rubato farmaci e metadone nelle infermerie le autorità.
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