foto IRBM

L’alleanza europea per il vaccino inizia a Pomezia. Intervista a IRBM

La prima rilevazione ufficiale di una polmonite provocata da cause sconosciute, pubblicata sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 5 gennaio 2020, è del 31 dicembre 2019. Poco più di due mesi dopo, l’11 marzo del 2020, l’OMS dichiara la pandemia.

Oggi, dopo mesi di lockdown planetario, degno del miglior film distopico, la situazione è ancora allarmante in Europa, grave in Sud America e confusa, nuovamente, in Cina, paese che per primo ha affrontato la Covid-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus, quello targato SARS-CoV-2.

Il distanziamento sociale, le protezioni individuali, le terapie sintomatiche testate e validate stanno consentendo la prudente ripresa delle attività e avviando, dove è possibile, un cauto ritorno alla quotidianità, ma la fine dell’emergenza, senza la disponibilità di un vaccino efficace, è ancora lontana.

Questo il contesto noto a tutti; la cronaca, invece, ci riporta che l’industria farmaceutica, quella dell’high-tech e quella del commercio elettronico hanno già superato la crisi economica che sta invece colpendo con effetti devastanti tutti gli altri settori.
Il settore biotech in particolare è in piena espansione per la richiesta di farmaci e soprattutto del vaccino anti Covid19 che è il nuovo oro nero del mercato mondiale.

La “Santa” alleanza europea per il vaccino

La domanda per un vaccino è così impellente da aver determinato una sorta di joint venture, anche politica, tra quattro dei sei paesi fondatori dell’Unione Europea. Italia, Germania, Francia e Olanda hanno formato la “Inclusive Vaccines Alliance” che ha portato alla firma di un contratto con AstraZeneca per assicurare al Vecchio Continente un accesso equo al vaccino contro la Covid-19 e la fornitura fino a 400 milioni di dosi, sufficienti a vaccinare quasi tutta la popolazione europea.

Il mercato ha aperto i battenti, ma a che punto siamo per la produzione? Lo abbiamo chiesto alla IRBM Science Park di Pomezia che assieme all’Università di Oxford sta sviluppando il vaccino che verrà prodotto da AstraZeneca.

Il premier Conte, in occasione degli incontri “Progettiamo il Rilancio”, ha parlato, con evidente soddisfazione, di “Italia in prima linea” nella realizzazione del vaccino contro la Covid-19. Qual è il ruolo della IRBM di Pomezia in questo impegno internazionale?

Da oltre dieci anni la IRBM collabora con aziende di ricerca farmaceutica di tutto il mondo per apportare nuove soluzioni e nuove cure contro importanti malattie. Ad inizio 2020 tramite il comparto dei vaccini innovativi di Advent, l’azienda è impegnata nel fronteggiare la pandemia da Coronavirus sviluppando un vaccino in collaborazione con lo Jenner Instituite di Oxford. Le competenze dei nostri ricercatori si sono unite alle conoscenze dei ricercatori di Oxford nel campo dei Coronavirus. In particolare la proteina Spike, la componente più aggressiva del SARS-CoV-2, il cui DNA è stato replicato ed ingegnerizzato ad Oxford e inserito in un adenovirus, ovvero un agente riconosciuto dall’organismo come un comune raffreddore modificato in laboratorio, in modo che perda la capacità di replicarsi. L’adenovirus funziona come un vettore, trasporta il DNA del Coronavirus nell’uomo e stimola il sistema immunitario alla produzione di anticorpi contro il target che inseriamo.

Il tempo è una variabile fondamentale per contrastare un’epidemia, quando sarà disponibile il vaccino?

Il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluderà in autunno quando avremo i risultati dei test clinici di efficacia. Qualora fossero positivi, seguirà un processo regolatorio e successivamente la distribuzione. I tempi con cui si mira a portare il vaccino in distribuzione sono comunque tempi record in quanto le varie fasi sono state eseguite in parallelo sempre dando priorità alla sicurezza del prodotto.

Chi si potrà vaccinare per primo?

Si inizierà presumibilmente dalle classi più a rischio come gli anziani e gli operatori sanitari per poi ampliare gradualmente il campione.

Questa scelta sarà influenzata dalle scorte di vaccino disponibili?

L’obiettivo al quale mira AstraZeneca è di permettere un accesso ampio, equo e senza alcun profitto durante la fase della pandemia. Al momento si stanno già iniziando le fasi di produzione per essere pronti alla distribuzione non appena il vaccino sarà validato ed avrà l’approvazione degli enti regolatori.

Quanto costerà una dose? Servirà un richiamo?

Costerà pochi euro. E per quanto riguarda il richiamo, la sperimentazione è in corso e sulla base dei risultati si capirà la risposta del sistema immunitario.

Possiamo immaginare che vaccinazione contro la Covid-19 sarà, tra qualche tempo, come quella contro l’influenza stagionale? Una buona pratica di profilassi, oltre l’emergenza di questi mesi terribili.

Difficile dirlo fin quando non sarà completata la fase di sperimentazione clinica. Certo è che serve una soluzione in tempi brevi per uscire da questa crisi sanitaria.

Si compete con il virus ma anche con la concorrenza, perché scommettere sulla squadra AstraZeneca – Università di Oxford – IRBM?

Ognuno nel suo campo ha dimostrato negli anni grandi capacità. Lo Jenner Institute uno dei centri mondiali più avanzati nello sviluppo di vaccini, ha lavorato con importanti risultati su un vaccino contro un altro coronavirus, la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS). IRBM/Advent ha un track record eccellente nella produzione di vaccini innovativi basati sulla tecnologia dell’adenovirus. Lo stesso approccio alla produzione del vaccino è stato adottato per il nuovo vaccino contro il Coronavirus. Le loro competenze unitamente alle nostre ci fanno sperare in un buon risultato. A questo si aggiunga che Astrazeneca è una realtà di livello mondiale nel settore come sta confermando ancora una volta tramite le sue capacità di proiettare questo progetto su scala globale.

Il parco biotech della Pontina, che la Merck stava dismettendo, oggi è al centro della ricerca più importante a livello mondiale. Gli investimenti per la ricerca sono presenti nelle strategie di sviluppo della Commissione Europea da prima del Coronavirus, cosa chiede ora, a crisi ancora in corso, l’industria farmaceutica a Bruxelles?

Ora che i fari sono accesi sulla ricerca è evidente il beneficio che può portare. Ma è chiaro che le risposte richiedano tempo e profondo studio. Quello che si chiede è di continuare a tenere in elevata considerazione l’importanza che la ricerca può avere sul sistema di un paese.

Piergiorgio De Angelis

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